8 ore CGIL
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Modesto Cugnolio – Avvocato

I protagonisti delle 8 ore

8 ore CGIL
(Vercelli, 21 marzo 1863 – Roma, 18 marzo 1917)
Nacque a Vercelli il 21 marzo 1863 da Pietro e da Giuseppina Riva.
Compì gli studi presso il Collegio dei Barnabiti di Moncalieri, il più aristocratico collegio del Piemonte, e si laureò
in Legge nell’Università di Torino.
Nell’esercizio dell’attività forense, venne a contatto con la triste realtà del Paese, scoprendosi a difendere politici
perseguitati e umili lavoratori.
Alla metà degli anni Ottanta fu tra i pionieri del movimento cooperativo nelle campagne del Vercellese, favorì la
costituzione nel Capoluogo dei primi Circoli del Partito Socialista, al quale si iscrisse dopo la repressione del ’98, durante la quale venne incarcerato per tre settimane.
Da allora iniziò una intensa attività sindacale e politica. Dispose le prime leghe contadine, organizzò il partito, guidò agitazioni e scioperi che a poco a poco contribuirono a rendere meno disumane le condizioni di vita dei lavoratori della campagna e, in particolare, della risaia.
Fu tra i promotori della costituzione della Camera del Lavoro di Vercelli (24 marzo 1901)
In qualità di segretario della Federazione dei Contadini, ingaggiò una lunga lotta per ridurre a otto ore il duro lavoro della risaia.
L’opera di Cugnolio nel biennio 1904-1905 fu quella di incitare carabinieri, sotto-prefetti e magistrati alla applicazione del Regolamento Cantelli, che era rimasto inosservato e dimenticato per oltre un trentennio, e che non consentiva più di otto ore di lavoro in risaia. La tenace azione di Cugnolio conseguì il duplice risultato di incrinare il fronte padronale e di creare attorno al concetto delle otto ore la solidarietà delle leghe dei contadini.
Nel 1906, l’anno dei grandi scioperi, dimostrando eccezionali capacità politiche e sindacali, portò i contadini alla vittoria, senza i tragici eccessi che, altrove, insanguinarono le campagne, anche per vertenze sindacali di minor portata.
Nel 1909 fu eletto alla carica di Consigliere comunale a Vercelli e, nelle elezioni politiche del 1913, fu eletto
deputato.
Morì di polmonite a Roma, il 18 marzo 1917. Una settimana prima era intervenuto alla Camera dei Deputati parlando delle condizioni in cui si trovava l’agricoltura durante la guerra. Fu un discorso molto contestato, ma sebbene già indisposto e affaticato, seppe tener testa ai suoi oppositori.
Nel testamento chiese: “solo funerali civili e i miei contadini”. E infatti dalle campagne i contadini accorsero a migliaia, assiepandosi nelle strade di Vercelli come mai era avvenuto.

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