Il Vercellese e il dilemma del nucleare

Comunicati stampa

All’indomani del convegno sulla disattivazione degli impianti nucleari piemontesi e la gestione dei rifiuti radioattivi organizzato ieri a Torino, da Arpa Piemonte, la CGIL Vercelli Valsesia esprime la propria posizione sul tema «nucleare» che coinvolge e permea il territorio provinciale.

“A me pare che diffondere una paura irragionevole sia altrettanto pericoloso che coltivare una facile incoscienza. Entrambe le strade perpetuano l’ignoranza mentre l’obiettivo dovrebbe essere quello di rendere accessibili a tutti, in termini semplici e chiari, gli elementi fondamentali del problema per poterlo valutare, prendere posizione, partecipare alle scelte.” Carlo Rubbia

Il Vercellese è parte di quel dilemma nucleare che, nel nostro Paese, trova fondamento in una duplice ambiguità e crea una barriera che impedisce l’avvio di una discussione vera sull’urgenza del nucleare in Piemonte, e in modo particolare sul nostro territorio.
L’immobilismo generale sembra mettere tutti d’accordo, invece c’è l’urgente necessità di mettere in atto una politica efficace e lungimirante, basata sulla prevenzione e protezione del territorio e delle popolazioni che lo abitano. Una politica che eviti tante situazioni conosciute e garantisca un contributo importante alla creazione di posti di lavoro all’interno di una economia eco-sostenibile. Intanto, l’ultimo convoglio è partito per la Francia lo scorso settembre, mentre resta ancora aperta l’individuazione del sito nazionale: scelta essenziale per portare a termine il processo di smantellamento degli impianti negli anni, come previsto dal percorso proposto nella Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee. La CNAPI individua le aree atte a ospitare il deposito nazionale delle scorie e il parco tecnologico: zone le cui caratteristiche soddisfano i criteri previsti nella Guida Tecnica n. 29 di ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) oltre che i requisiti indicati nelle linee-guida della IAEA (International Atomic Energy Agency).

Come indicato nella Guida Tecnica n. 29: “Si intende per aree potenzialmente idonee le aree, anche vaste, che presentano caratteristiche favorevoli alla individuazione di siti in grado di risultare idonei alla localizzazione del deposito, attraverso successive indagini di dettaglio e sulla base degli esiti di analisi di sicurezza condotte tenendo conto delle caratteristiche progettuali della struttura del deposito”. Queste caratteristiche favorevoli si determinano sulla base di criteri di esclusione e di approfondimento che lasciano fuori, ad esempio, le aree interessate da elevato rischio vulcanico e sismico, fagliazioni, frane, alluvioni, o che insistono su aree protette o insediamenti civili, industriali, militari. Questa Carta, da luglio 2015, è nelle stanze dei Ministeri competenti per ricevere il fatidico nulla osta che noi – fiduciosi – aspettiamo.
La Francia sa che il nostro Paese è inadempiente rispetto alla Direttiva europea 2011/70 che ci intima a presentare un programma nazionale con obblighi e adempimenti in materia nucleare: il termine di presentazione del piano doveva essere trasmesso alla Commissione europea entro il 23.8.2015 , l’Italia si era impegnata ad approvarlo entro il 31.12.2015 ma – fino a oggi – nulla è avvenuto di tutto ciò. L’Italia e Malta sono gli unici Paesi ritardatari.

Il nostro Paese è ancora lontano dall’individuazione del sito nazionale, mentre la restituzione del materiale radioattivo trattato e l’invio di materiale radioattivo da trattare, alla Francia, risulta compromesso, visti i tempi di smantellamento fissati per il sito di Saluggia che si protraggono già da un decennio. Nel Vercellese, in Piemonte e in tutta Italia si sa che il sito di Saluggia necessita di almeno altri dieci anni per essere smantellato, perché i rifiuti radioattivi sono un grosso problema di piccole dimensioni ma con livelli differenti di pericolosità. L’auspicio è che il primo impegno delle istituzioni coinvolte attivi reali soluzioni alla questione nucleare, superando le lungaggini e arrivando al più presto a un percorso vero di disattivazione del sito. Per quanto tempo ancora durerà la questione? E quanto tempo dovrà ancora passare perché il territorio e la cittadina del Vercellese possano sentirsi liberi dall’angoscia del nucleare?

 

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