L’involuzione dell’Inps

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Dice che vuole la collaborazione dei Patronati ma in realtà li sta usando per supplire alle proprie lacune.

 
 
La tecnica non è mai neutrale. Se i dirigenti dell’Inps non lo capiscono o fanno finta di non capirlo occorrerà metterli di fronte alle loro responsabilità.

Sapete tutti che ormai non c’è domanda all’INPS che non sia telematica. Nel momento in cui la domanda diventa esclusivamente telematica nasce un potenziale dittatore ovvero colui che fa i programmi. I programmi determinano la procedura che tu devi seguire quando presenti una domanda. Se queste procedure vengono pensate in funzione di chi riceve le domande (l’Inps) e non di chi le presenta (il cittadino/patronato), il gioco è fatto ovvero il dittatore ha preso il potere.

Pochi giorni fa ci convocano e ci dicono che l’Istituto ha cambiato alcune procedure. Quelle nuove, se percepiscono un’anomalia nella domanda, la respingono in automatico senza che nemmeno arrivi all’operatore. Se dimentichi un allegato, non riesci più a farglielo avere in tempo con modalità per loro accettabili. Se ti distrai e scegli una procedura (cioè un modulo) diverso da quello che loro hanno deciso essere l’unico giusto, hai sbagliato senza se e senza ma e sono cazzi tuoi.

Vi faccio un esempio. Tu chiedi per un lavoratore i permessi retribuiti previsti dalla L.104. Il genitore di questo lavoratore ha avuto il riconoscimento della L.104 per un anno. Alla scadenza di questo anno, il genitore viene convocato di nuovo a visita e gli riconfermano il diritto ai permessi. Tu, come sempre, presenti una nuova domanda di permessi. Non va bene!

Non va bene perché ora hanno deciso che tu non devi presentare una nuova domanda ma devi “prorogare” quella precedente! La cosa più divertente è la motivazione della respinta: la domanda è respinta perché il lavoratore è già titolare di una autorizzazione. Appunto, ti sto chiedendo un nuovo periodo: il contenuto della domanda è chiaro e si basa su un riconoscimento effettivo. Ma, che stupido! Nn ho utilizzato la procedura “giusta”. Peraltro quando è arrivata la strana respinta ho scritto una email per chiedere un chiarimento e mi hanno dato, sempre per email, una finta risposta che riferiva solo dubbi e ipotesi. Pertanto anche la sede di Vercelli era indecisa sul da farsi (o, se lo sapeva, non è stata in grado di dirmelo per tempo).

Si potrebbe sempre rimediare: posso presentare un riesame? Troppo tardi. Domanda respinta. Il tempo che è trascorso sono affari tuoi. E poi guarda, non è colpa nostra: anche se volessimo, la procedura proprio ci impedisce qualunque “forzatura”. Forzatura?!? D’altra parte di che ti lamenti? Il futuro è questo. Ti devi adeguare tu altrimenti sei contrario al progresso. La strada è segnata. E’ una strada senza ritorno (testuale).

Ora, a parte il fatto che a casa mia le strade senza ritorno sono solo quelle per l’inferno, sta scritto nel libro del Progresso che devo prorogare e non rinnovare e che se “sbaglio” non c’è rimedio? Questo è un finto progresso che fa comodo a te perché vuoi risparmiare tempo, perché vuoi lavorare più pratiche con meno personale, perché così respingi più domande e risparmi un po’ di soldi, perché così ti scarichi di ogni responsabilità.

Peccato che questo modo di procedere assomigli alla famosa tecnica di scopare la polvere sotto il tappeto. Perché l’Inps (spinto dai Governi…) pensa di risolvere i suoi problemi organizzativi scaricandoli sui patronati: tanto questi muli si prendono tutto quello che gli viene rifilato.

Vi faccio un altro esempio. All’inizio di ogni anno l’Inps opera sulle pensioni pagate l’anno precedenti i vari conguagli fiscali. E fin qui… Peccato che al riguardo non comunichi nulla. Non pretendo con posta ordinaria ma almeno con una comunicazione sul sito a cui poter accedere con il famoso Pin. Macché! Niente di niente. Manco col Pin.

I pensionati così vanno allo sportello ad informarsi e si sentono dire cose tipo: sono conguagli che fanno a Roma, noi non ne sappiamo niente, andate ai patronati. Da noi le persone arrivano inevitabilmente sull’alterato spinto e a noi tocca investire un bel po’ di tempo per ricostruire i pagamenti e i prelievi fiscali effettuati di solito su più di una pensione per poi spiegare il motivo e la misura del conguaglio. Come premio ti becchi almeno uno sfogo ulteriore dell’interessato che se ne va convinto di avere subìto un’ingiustizia. Oddio, a volte c’è davvero un errore e in questi casi bisogna investire altro tempo per ottenere la correzione.

Ecco, è ovvio che i patronati si spendono ma l’Inps e chi gli sta dietro (compresa qualche “testa lucida” della sinistra) non possono pensare che questo giochino possa andare avanti all’infinito. I patronati non sono una variabile indipendente. E se vanno in crisi i patronati (intendo i 4 o 5 che fanno il grosso del lavoro), perché è di questo che si tratta, va in crisi anche l’Inps. Non a caso ci sono accordi e protocolli tra Inps e Patronati che cercano di migliorare la collaborazione e l’efficienza dell’attività che ognuno, nella sua autonomia, svolge.

Pochi giorni fa invece ci hanno detto che vengono prima i cittadini e poi i patronati dimenticando che i patronati non vengono né prima né dopo: quando un patronato rappresenta un assistito semplicemente quel patronato e quell’assistito sono la stessa cosa. Speriamo che qualcuno batta un colpo e si torni ad un confronto vero e alla ragionevolezza.

di Renzo Stievano, direttore Inca Cgil Vercelli Valsesia

 

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