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Soppressione temporanea (?) del punto nascita di Borgosesia, una decisione irresponsabile

FP, News

L’Asl Vercelli ha annunciato la soppressione temporanea (?) del punto nascita di Borgosesia, una decisione irresponsabile che mette a rischio la necessaria assistenza a partorienti e neonati.

E’ anche una questione di tempi mancati. L’Asl Vercelli avrebbe infatti avuto il dovere e la responsabilità di definire la chiusura del punto nascite della Valsesia almeno con un preavviso di almeno nove mesi, considerato che si tratta di neonati, madri e donne che vivono in zone montane.

La chiusura del punto nascite valsesiano era nell’aria da un po’, nonostante tutti gli avvicendamenti dei governi regionali sensibilizzati sulla questione. Di contro, il 25 gennaio scorso, l’Asl vercellese, in collaborazione con il Comitato Rinascita Sanità e l’Associazione Igea, ha organizzato una serata per celebrare il punto nascita di Borgosesia come un’eccellenza del territorio valsesiano. Successivamente, ad aprile, l’Asl ha annunciato la difficoltà a reperire ginecologi, mentre a maggio scongiurava la sua chiusura, grazie a una convenzione in appalto con professionisti esterni che avrebbe dovuto garantire il servizio fino a settembre.

Il 25 luglio è stata invece annunciata la chiusura temporanea del servizio. Una situazione incomprensibile e inaccettabile per mamme, nascituri e operatori che fino a una settimana fa non disponevano del loro turno di lavoro. Ai lavoratori e ai loro rappresentanti non è giunta alcuna informazione riguardo l’imminente chiusura.

Il punto nascita di Borgosesia ha contato più di 300 parti nel 2017, numero al di sotto di quelli previsti dai parametri nazionali, ma posto in area palesamente disagiata. Le difficoltà di collegamento sono note e ancor più problematiche in regime di urgenza (non è un caso che si sia mantenuto l’elisoccorso nel presidio zonale).

L’area materno-infantile è notoriamente un’area ad alto rischio, che implica conseguenze pericolose per la salute di mamma e bambino. L’aver redatto un percorso assistenziale che dopo un certo orario esclude il ginecologo e di fatto garantisce h24 solo il personale ostetrico attribuendogli la “valutazione della trasferibilità della paziente e l’individuazione del punto nascita adeguato” non è certo un esempio di responsabilità e di presa in carico delle mamme e dei bambini, peraltro non è in linea con le normative e i percorsi di formazione.

La carenza di ginecologi, un problema a carattere nazionale, è da tempo accertata, ma non è certo una ragione che giustifica il modus operandi dell’Asl vercellese: i piani regionali-nazionali che annunciano la chiusura dei piccoli centri non aiutano infatti a reclutare nuovi professionisti. E la scelta di lasciare un’area costituita di Comuni distanti anche più di un’ora dal punto nascita più vicino, comporta seri rischi.

Non sono trascorsi neanche otto anni dall’inaugurazione dell’ospedale di Borgosesia che, nei fatti, si sta svuotando pezzo per pezzo, e tutto ciò è inaccettabile. Un ospedale non è uno spreco e la Sanità è un diritto, anche per i valsesiani.

Cgil Cisl Uil

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