Nel vercellese, in Piemonte e in tutta Italia si sa che il sito di Saluggia necessita di almeno altri dieci anni per essere smantellato, perché i rifiuti radioattivi sono un grosso problema di piccole dimensioni ma con livelli differenti di pericolosità.
E’ questa una delle considerazioni che emerge dal convegno sulla disattivazione degli impianti nucleari piemontesi e la gestione dei rifiuti radioattivi organizzato recentemente a Torino da Arpa Piemonte.
Per questo la CGIL Vercelli Valsesia vuole esprimere la propria posizione sul tema “nucleare”, che coinvolge il territorio provinciale.

Il vercellese è parte di quel dilemma nucleare che, nel nostro Paese, trova fondamento in una duplice ambiguità e crea una barriera che impedisce l’avvio di una discussione vera sull’urgenza del nucleare in Piemonte, e in modo particolare sul nostro territorio.
L’immobilismo generale sembra mettere tutti d’accordo, invece c’è l’urgente necessità di mettere in atto una politica efficace e lungimirante, basata sulla prevenzione e protezione del territorio e delle popolazioni che lo abitano.

Il nostro Paese è ancora lontano dall’individuazione del sito nazionale, mentre la restituzione del materiale radioattivo trattato e l’invio di materiale radioattivo da trattare, alla Francia, risulta compromesso, visti i tempi di smantellamento fissati per il sito di Saluggia che si protraggono già da un decennio.
L’auspicio è che il primo impegno delle istituzioni coinvolte attivi reali soluzioni alla questione nucleare, superando le lungaggini e arrivando al più presto a un percorso vero di disattivazione del sito. Per quanto tempo ancora durerà la questione? E quanto tempo dovrà ancora passare perché il territorio e la cittadinanza del vercellese possano sentirsi liberi dall’angoscia del nucleare?

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