Le lotte per le 8 ore

Storia della conquista delle 8 ore

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Nel 1906, alla fine di maggio, la rivendicazione delle otto ore diventa il punto centrale delle agitazione contadine e in particolare degli addetti alla monda. Scrive “La Sesia”, il giornale di ispirazione cattolica di Vercelli:”A Tricerro, Ronsecco, Olcenengo, Salasco, Tronzano, Crova e Formigliana i contadini si sono messi in sciopero, essenzialmente per la questione dell’orario, esigendo le 8 ore nei lavori di monda”. Nei giorni successivi la protesta dilaga e coinvolge altri centri. L’estensione della protesta preoccupa le autorità; d’altra parte l’associazione dei proprietari non sembra disposta a cedere. A Tronzano interviene uno squadrone di cavalleria, che a Buronzo difenderà i contadini ( i crumiri) fatti venire dall’esterno per sostituire gli scioperanti e boicottare lo sciopero. La situazione peggiora rapidamente e mentre le agitazioni si estendono, i cavalleggeri di Vercelli e poi i fanti del 53 battaglione vengono inviati per impedire che i contadini locali vengano alle mani con gli “stranieri” arruolati dai proprietari.
Le mondine in sciopero portano la loro protesta nella città di Vercelli: un corteo muove dalla Camera del lavoro attraversa la città e va a nanifestare sotto i balconi del Municipio. Il modello di comunicazione ed estensione della lotta verrà immediatamente riprodotto su una scala più ampia.
Il 1 giugno scoppiano incidenti in città: Vercelli viene presidiata dai militari, mentre tutte le officine vengono presidiate dai dimostranti.
Scoppiano incidenti tra scioperanti e chi vuole continuare il lavoro. La situazione si fa molto tesa, tanto da spingere una parte degli agrari a cedere. Di fronte ad un’assemblea entusiasta, raccolta presso la palestra S.Andrea, l’operaio Somaglino, in rappresentanza della Camera del lavoro, e l’aw. Cugnolio per l’associazione contadina da lui diretta, espongono i risulti dell’accordo per cui le squadre avrebbero lavorato per otto ore, o, a loro scelta, al massimo per nove ore; la paga oraria dei mondariso è aumentata di 25 centesimi. Il successo della lotta dei mondariso apre la porta ad un’analoga rivendicazione sia per altre categorie contadine sia per gli operai di Vercelli. Dunque un successo straordinario grazie all’alleanza efficace tra lavoratori di città e contadini.
Un successo che alcune componenti di agrari e di imprenditori industriali non potevano accettare, per cui
rifiutarono l’accordo. Il giorno dopo, 2 giugno, le agitazioni ripresero e sfociarono in uno sciopero generale, che bloccò l’intera città. Scoppiarono degli incidenti, ci furono anche delle barricate improvvisate, e alcuni arresti.
Una commissione riprese le trattative in Municipio e nel pomeriggio si raggiunse un impegno tra le parti per chiudere la vicenda in tempi brevi. Nei giorni successivi la tensione si stemperò, anche perché le mondariso non potevano prolungare oltre lo sciopero senza compromettere definitivamente la loro breve stagione di lavoro. Una serie di arresti che colpirono quanti erano stati più esposti nella lotta e il processo intentato a fine luglio a 26 dimostranti e chiuso in due giorni con 21 condanne, sembrarono concludere non felicemente la fase dello sciopero generale.
Non fu così. Le agitazioni ripresero e si estesero a decine di paesi del circondario coinvolgendo altre categorie di lavoratori come i braccianti, i mietitori, i salariati dediti a varie attività. Nella terza settimana di agosto lo sciopero arrivò a coinvolgere contemporaneamente 31 paesi del circondario; i tentativi di sostituire gli scioperanti con lavoratori provenienti da altre zone fallì. Il clima è ben descritto dal corrispondente della “Sesia”che scrivendo da San Germano così riferisce : “Oggi è stato dichiarato lo sciopero generale .Oltre i mietitori del riso e i salariati, hanno scioperato per solidarietà pilatori, muratori, garzoni, falegnami ecc. Sul paese pare sia sceso un vento di morte; tutti i negozi sono chiusi stamane alle ore otto; restano solo aperti gli spacci di tabacco e le farmacie… ”
Cedettero per primi gli agrari di Vercelli. Presso l’Associazione degli Agricoltori del capoluogo si giunse ad un accordo con la Lega bracciantile di Vercelli che fissava in otto ore la giornata “di lavoro utile per la mietitura”.
Venivano anche ridefinti i compensi orari di diverse categorie e regolati gli straordinari. Il risultato positivo di Vercelli convinse diversi agrari del circondario a cedere; nei comuni in cui gli agrari resistettero lo sciopero continuò fino alla fine di agosto. Il risultato era importante, ma non definitivo perché era stato più subito che accettato da una buona parte di agrari, che nel corso del 1907 tentarono di rimettere in discussione le conquiste contadine e in particolare le otto ore. Era necessario un riconoscimento di legge per consolidare il risultato, ma le proposte avanzate in Parlamento dai deputati socialisti, dai vercellesi in primo luogo, furono duramente contrastate: La commissione parlamentare che si occupò della questione propose a maggioranza una soluzione che si attestava sul riconoscimento del limite di nove ore per i lavoratori locali e di ben dieci ore per i forestieri.
Sul piano nazionale era un passo avanti perché comunque venivano posti dei vincoli allo sfruttamento incontrollato, ma la soluzione risultava inaccettabile nel vercellese.
Soprattutto per le mondariso, che già avevano ottenuto un risultato più vantaggioso: le otto ore come tempo di lavoro normale, le nove ore come scelta possibile a discrezione di ogni singola squadra di lavoro.
Scoppiarono nuovi scioperi e alla fine gli agrari locali si rassegnarono e concessero le otto ore per tutto il
comprensorio.
Il successo delle leghe era indubitabile; era anche un successo personale dell’avvocato Cugnolio che aveva
saputo mantenere unito un fronte che, per natura composito e attraversato da molte contraddizioni, avrebbe potuto sfaldarsi sotto la pressione e il ricatto degli agrari. Il successo ne fece uno dei dirigenti sindacali e politici più amati. In effetti una felice combinazione di determinazione nella lotta, di attenzione alle diverse esigenze dei lavoratori e di abilità nella trattativa avevano consentito di raggiungere un risultato in netto anticipo sui tempi.
La conquista dei contadini vercellesi sarà così un punto di riferimento per l’intero movimento operaio e contadino italiano, che otterrà finalmente nel 1919 la regolamentazione per legge del tempo di lavoro su tutto il territorio nazionale. Un risultato straordinario che nella temperie generata dagli sconvolgimenti della guerra non troverà il modo di dispiegare interamente i suoi effetti; tuttavia una conquista di democrazia, che resterà anche se potrà realizzarsi solo dopo molti anni e dopo altre prove drammatiche.

Testo di Claudio Della Valle

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