Le organizzazioni dei lavoratori

Storia della conquista delle 8 ore

8 ore CGIL

Questo scarto si produce negli ultimi decenni dell’Ottocento. Per due ragioni principali: la crisi che colpisce la produzione agricola in seguito a quella che possiamo definire come la prima globalizzazione dei mercati. I prodotti agricoli di paesi come gli Usa e America latina mettono fuori mercato molti dei prodotti europei. Quote rilevanti di lavoratori disoccupati o sottooccupati abbandonano la terra e la risaia e cercano lavoro nelle grandi città, nell’emigrazione europea e verso le Americhe. I proprietari rispondono alla crisi con l’innovazione produttiva e soprattutto intensificando lo sfruttamento del lavoro per contenere i costi. Il tutto determina un peggioramento di condizioni di vita e di lavoro già pesanti. In queste condizioni i lavoratori cercano di difendersi attivando forme di solidarietà: sono le Società di mutuo soccorso, che sostengono i propri soci nelle evenienze diffìcili e tutt’altro che rare della loro esistenza: malattie, incidenti, morte. E poi forme diverse di cooperazione, di cui si fa sostenitore
nel vercellese, Mario Guala.
Ma è nel territorio della risaia che si affermano le prime organizzazioni che cercano di contrastare lo sfruttamento senza limiti e che raccolgono le forme spontanee di protesta, soprattutto tra i mondariso. Le prime agitazioni di questi ultimi si hanno a Vetrigne e Santhià nel 1882; nel corso del decennio successivo la protesta supera la dimensione episodica e locale. Il vercellese partecipa della mobilitazione politica e sindacale che avviene sul piano nazionale: la nascita delle prime Camere del lavoro, cioè delle organizzazioni territoriali della rappresentanza sindacale e, quasi contestualmente, il costituirsi del Partito socialista italiano nel 1892, il primo partito di massa, delle masse diseredate e senza diritti. La proposta di costituzione della Camera del lavoro di Vercelli viene avanzata nel marzo 1896 da parte delle società cooperative di mutuo soccorso di Vercelli e del Monferrato: nascerà nel 1901.
L’elemento innovativo e decisivo dello sviluppo della protesta e delle lotte sociali nelle campagne sono le
organizzazioni dei braccianti che si costituiscono nei paesi della pianura e che fondono insieme richieste sindacali e politiche. Sono le leghe, le “leghe di miglioramento contadino” come si definivano allora, a costruire nella campagna vercellese i punti di una rete di solidarietà politica e sindacale che da voce alla protesta, rivendica miglioramenti salariali e di lavoro, attiva forme efficaci di lotta, come gli scioperi. Quando questa rete comincerà a stringersi per iniziativa di èlites acculturate, che sanno individuare gli obiettivi generali comuni ai lavoratori della risaia, allora si apre il confronto duro e intenso che caratterizza i primi anni del Novecento nelle campagne vercellesi.
Gli ultimi anni dell’Ottocento sono segnati da un crescente manifestarsi di segnali che registrano una instabilità sociale e politica, che preoccupa le classi dirigenti tradizionali. Esse ne vedono e temono l’aspetto di minaccia all’ordine costituito; non vedono invece la domanda di partecipazione e di cittadinanza, che pure confusamente esse esprimono.
Nel vercellese non mancano questi segnali: sono segnali politici che emergono nelle rivendicazioni e nelle
agitazioni contadine a Livorno Ferraris e a Santhià nel 1897. Le autorità accusano i dirigenti socialisti locali di attività politica illegale, li mettono sotto processo, sciolgono il circolo socialista. L’affermazione nelle elezioni dello stesso anno di alcuni candidati socialisti, che non vincono le elezioni, ma che mettono in discussione l’egemonia fino a quel punto incontrastata dei candidati liberali, genera preoccupazioni tra i proprietari. L’anno successivo vede esplodere tensioni sociali molto forti, che trovano il loro catalizzatore nei fatti sanguinosi di Milano in cui la repressione dei moti per il pane, guidata dal generale Bava Beccarsi, si prolunga nella persecuzione a largo raggio dei più attivi militanti socialisti. I ceti benestanti più retrivi sono ossessionati dalla minaccia socialista alla proprietà e all’ordine costituito.
Anche a Vercelli vengono compiute perquisizioni e arresti: 1’8 maggio finiscono in carcere il professore Antonio Piccarolo e l’avvocato Modesto Cugnolio, presidente dell’associazione delle cooperative vercellesi. E’ il contributo che un’altra componete della borghesia, la borghesia colta, la borghesia delle professioni paga per la sua condivisione e partecipazione alla lotta di emancipazione dei lavoratori. Per alcuni di questi borghesi la scelta ideale si trasforma in scelta di vita, come sarà appunto per Cugnolio e prima di lui di Bruno (Fabrizio?) Maffi, il medico dei poveri e altri.
Nello stesso anno, il 29 maggio, a Trino, si hanno ancora tumulti: la protesta sindacale per la decurtazione della paga delle mondariso, decisa unilateralmente dai proprietari, si trasforma in protesta pubblica con cortei di manifestanti che vengono fronteggiati dalla cavalleria dell’esercito, rendendo immediatamente politico lo scontro.
Vengono compiuti trenta arresti a cui seguono rapidi e esemplari processi con numerose e pesanti condanne.
Lo stato rivela un volto marcatamente classista.

Testo di Claudio Della Valle

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