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“NO” alla privatizzazione di Poste Italiane

News, SLC

 

Il governo, dopo un susseguirsi di voci, dichiarazioni pubbliche, articoli mezzo stampa, prosegue nel processo di privatizzazione di Poste Italiane con l’unico obiettivo di fare cassa, senza alcuna logica  di prospettiva e senza alcuna idea di sviluppo industriale dell’ Azienda.

L’operazione viene effettuata attraverso due operazioni finanziarie, il 35% delle azioni di Poste Italiane sono trasferite dal Ministero del Tesoro a Cassa Depositi e Prestiti,  mentre per un altro 30% si prevede una collocazione sul mercato. Le quote di proprietà del Ministero del Tesoro saranno limitate  solo a un 35%.

A pensar male questa operazione delinea una pericolosa volontà di spacchettamento della Società che ha sempre fatto dell’unicità del gruppo la propria forza e la propria ricchezza.

Non possiamo esimerci dal ricordare che Poste Italiane eroga servizi a 30 milioni di italiani (soggetto strategico anche in un ottica di digitalizzazione della pubblica amministrazione,” ricordiamo gli annunci del Premier sulla agenda digitale”) e con i suoi 140.000 dipendenti è la più grossa Azienda nel paese.

Tutto ciò avviene nel mezzo di un piano di riorganizzazione Aziendale “Poste 2020” avvallato in gran parte  anche dall’AGCOM,  che presenta manifeste criticità d’applicazione e che ha prodotto  innumerevoli cause e ricorsi da parte di molti comuni in Piemonte in tutta Italia.

Temiamo fortemente  ricadute dirette  sull’occupazione e certamente il peggioramento della qualità dei servizi erogati alla cittadinanza.

Ricordiamo  che i dipendenti di Poste Italiane  ad oggi utilizzano un fondo per il sostegno al reddito proprio, che garantisce loro sino a un massimo di 5 anni,  ma temiamo che si riveli insufficiente per la portata dell’impatto sociale.

Ribadiamo con forza che Poste Italiane debba restare a maggioranza pubblica.

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