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Vertenza Ifi di Santhià, incontrati i parlamentari in Comune

Fiom, News

Ieri, 7 agosto, il sindaco di Santhià Angelo Cappuccio ha organizzato un incontro con alcuni esponenti politici piemontesi per affrontare, anche con il coinvolgimento delle istituzioni, la situazione della Ifi, Iniziative Ferroviarie Italiane, azienda di cui è stato dichiarato il fallimento.

Come Fiom Cgil apprezziamo l’attenzione data alla vertenza, sia da parte della politica che delle istituzioni e raccogliamo con favore la volontà, espressa da parte di tutti i soggetti intervenuti all’incontro, di costruire percorsi a sostegno dei lavoratori Ifi.

Nostro malgrado però non possiamo fare a meno di constatare che, come spesso accade in momenti difficili, per alcuni soggetti è più facile voltarsi indietro e attribuire mancate responsabilità anziché utilizzare il tempo davanti per trovare soluzioni. A tale proposito, riteniamo tardive le puntualizzazioni critiche del rappresentante della Regione Piemonte e del parlamentare in rappresentanza della Lega – onorevole Paolo Tiramani – su quanto si sarebbe potuto fare negli anni passati e che non si è fatto. Del resto, la situazione di crisi aziendale era – ed è – nota a tutti da tempo e ripetutamente i lavoratori hanno dato corso a iniziative per richiamare l’attenzione della politica su un problema che è dell’Italia: perché quando si parla di Ifi di Santhià, ci si riferisce alla manutenzione delle carrozze ferroviarie italiane.

Occorre ricordare, a ragion veduta, a chi critica l’operato sindacale che la storia della Ifi è quella di un’azienda che – pur avendo acquisito la ex Magliola con un saldato di quasi tutti i debiti – come spesso accade in questo Paese, ha accumulato successivamente oltre sei mensilità non pagate ai lavoratori in circa sei anni e non ha pagato i fondi Tfr. Senza dimenticare la totale assenza di investimenti rivolti al sito produttivo.

Se concordiamo su questa ricostruzione dei fatti, non condividiamo nel modo più assoluto la visione del rappresentante della Lega su una situazione che si sarebbe ulteriormente complicata a causa di quei lavoratori che hanno deciso di presentare ingiunzione per ottenere i propri crediti.

A tale proposito, è bene ricordare che circa un anno fa la direzione aziendale e l’onorevole Tiramani avevano promesso un piano di rientro che non è stato mai rispettato e che i lavoratori hanno aspettato le scadenze promesse fuori ogni tempo massimo, prima di decidere di intervenire. Nel periodo in cui i dipendenti della Ifi sono rimasti senza salario, non hanno visto nessuno di coloro che – oggi – spiegano con facilità cosa si sarebbe dovuto fare.

Il sindacato e il sindaco di Santhià avevano chiesto e ottenuto, a tempo debito, l’attivazione di un tavolo di trattativa con la Regione Piemonte e hanno presentato al Mise e al Ministero del Lavoro la richiesta di un’attenzione volta a sbloccare la situazione. Il silenzio che però ha ovattato queste iniziative non ha certo dato il dovuto sostegno alle famiglie in difficoltà della Ifi e la sola volontà di Ansaldo Breda non è bastata.

Da parte nostra, come Fiom Cgil, commentiamo che forse è stato un errore non convocare un tavolo in Regione Piemonte con una comunicazione unilaterale di licenziamento, ma in sede di discussione con i curatori fallimentari, non è stata espressa nessuna disponibilità ad attivare procedure di sostegno ai lavoratori.

E come tutti sanno, il sindacato non poteva attivare la Cassa Integrazione, ma avrebbero invece potuto richiederla i curatori fallimentari. Nel caso della Ifi però non c’è stata la volontà di assumersi la responsabilità di un eventuale rigetto, anche per incapienza, e neppure la Regione Piemonte – che ha un ruolo, seppure fondamentale, ma pur sempre conciliativo – avrebbe potuto imporlo.

Sulla crisi della Iniziative Ferroviarie Italiane si può ancora fare molto. Lo hanno affermato in sede di incontro tutte le figure presenti: la Regione Piemonte si è impegnata a costruire dei percorsi di ricollocazione mirati; abbiamo avuto comunicazione che la parlamentare Jessica Costanzo lo stesso giorno era al Mise con Di Maio e Sorial per discutere della vertenza e che i deputati Enrico Borghi e Federico Fornaro hanno proposto che tutte le forze politiche, insieme, richiedano un tavolo al Mise ricordando che se c’è la volontà, si trovano anche gli strumenti per intervenire nella situazione.

Ci preme però sottolineare che, a oggi, l’unico strumento concreto attivato a sostegno dei lavoratori della Ifi è lo sportello “Da famiglia a famiglia” aperto dal Comune di Santhià. Strumento lodevole ma purtroppo non sufficientemente capiente per sostenere le necessità.

Come Fiom Cgil Vercelli Valsesia notiamo che – anche in una crisi aziendale seria come quella vissuta dalla Iniziative Ferroviarie Italiane – purtroppo non si perde occasione per spostare l’attenzione dal problema all’inquisizione, e chi dovrebbe oggi intervenire spiega, invece, cosa si sarebbe dovuto fare in passato. Non è questa la cura. Non è questo tipo di atteggiamento che sosterrà i lavoratori della Ifi. Servono investimenti in questo Paese, perché la Ifi è soltanto uno dei tanti sintomi della malattia che colpisce tutto il comparto produttivo.

Pertanto, l’invito che rivolgiamo – nuovamente – a tutte le istituzioni e a tutti i protagonisti politici intervenuti ieri all’incontro, è di costituire al più presto un tavolo presso il Ministero del Lavoro e di gestire questa situazione in modo efficace e concreto, avendo considerazione e rispetto per tutti quei lavoratori (e loro famiglie) che ci hanno permesso, finora, di viaggiare su treni più sicuri perché in buone condizioni di manutenzione.

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