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FILCTEM CGIL: “Si faccia chiarezza su Sogin”. Anche a Saluggia e Trino preoccupa il futuro della società di decomissioning nucleare

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A otto mesi dal commissariamento di Sogin, avvenuto il 15 giugno 2022, da parte del Governo Draghi, a fronte di una serie di inadempimenti e di ritardi sulle attività di decommissioning, sulla gestione dei grandi appalti e sulla realizzazione del deposito nazionale, riscontriamo una situazione nettamente peggiorata. Sempre se sia possibile peggiorare l’operato della gestione precedente, con l’annullamento dei principali appalti finalizzati allo smantellamento del materiale radioattivo, su tutti la rescissione, per la seconda volta, del contratto CEMEX per la realizzazione di un impianto di cementificazione di rifiuti liquidi presso il sito di Saluggia, oltre alla mancanza di prospettive per la realizzazione del deposito nazionale.

L’azienda è ferma. Non ci sono attività rilevanti in nessun sito, l’organico è in costante riduzione, tanto da mettere in criticità la stessa gestione ordinaria e la messa in sicurezza degli impianti. Il giudizio negativo sull’organo commissariale arriva dopo diversi incontri e diverse raccomandazioni da parte della nostra Organizzazione; a più riprese abbiamo ribadito criticità e stagnazione delle attività e soprattutto il grave errore, a nostro giudizio, di avere affidato la gestione della società alle stesse persone, agli stessi dirigenti, che a fronte di presunti risultati straordinari ottenuti hanno portato al commissariamento di Sogin.

Tutti i lavoratori che prestano servizio in Sogin hanno professionalità uniche nel campo nucleare, lavoratori che hanno servito sempre e comunque l’azienda, sotto pandemia, con doppia mascherina e autocertificazioni e hanno garantito la presenza e la messa in sicurezza dei siti nucleari anche durante il lockdown. Sogin nei rapporti con Arera ha avallato un “piano a vita intera” e un nuovo regolatorio che mette ancora più in difficoltà la gestione delle attività. Oggi la situazione è insanabile, e non possiamo più tacere sulla situazione che abbiamo sotto gli occhi, mentre l’azienda è ferma e in sofferenza di personale, in evidente sottorganico, soprattutto nei territori: drammaticamente critica la situazione del personale sul sito di Saluggia, ove si è assistito anche a dimissioni volontarie di personale giovane, e non molto migliore presso la centrale di Trino.

Continuano a crescere gli incarichi, le nomine, i direttori, i vicedirettori; continua a crescere l’organigramma verticistico a scapito dei lavoratori che operano quotidianamente in cantiere o nelle zone controllate rischiando sicuramente di più di chi lucida una poltrona o si crogiola in una casella organizzativa. Giudichiamo in maniera fortemente negativa l’operato dell’organo commissariale, considerato da tutti noi, sin da subito, l’ultima spiaggia per salvare l’azienda. Giudichiamo un grave errore da parte del Governo l’avere tolto dalla componente A2 della bolletta elettrica (operazione puramente di facciata), il finanziamento del decommissioning, scorporando la Sogin dal mondo elettrico, produttivo, industriale, lasciando, quindi, l’azienda nel “calderone” della fiscalità generale, mettendo a rischio la tenuta industriale e soprattutto la sostenibilità di un’azienda che deve smantellare e mettere in sicurezza il materiale nucleare presente nel nostro Paese.

Alla luce di tutto questo la Segreteria nazionale della FILCTEM CGIL, congiuntamente ai territori ove è presente Sogin, alla FILCTEM CGIL Vercelli Valsesia e alle RSU dei siti Sogin di Saluggia e Trino, intende mettere in campo una serie di azioni vertenziali immediate, a partire da un presidio convocato per lunedì 6 marzo 2023 a Roma, presso la sede del Ministero dell’Economia e Finanze ed eventualmente altre mobilitazioni, per portare all’attenzione del Governo e degli organi di controllo la grave situazione che sta vivendo Sogin.
Inoltre la FILCTEM CGIL di Vercelli Valsesia e le RSU intendono illustrare ai rappresentanti locali (sindaci dei Comuni ove sorgono gli impianti) e al Prefetto di Vercelli le gravi criticità presenti soprattutto in termini di organico che stanno arrivando a fare sì di non avere più il personale necessario a ricoprire le linee di emergenza sia interne che esterne

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