Sanac di Gattinara: storia di un triste epilogo

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E’ una lunga storia, fatta di speranze e trattative estenuanti, quella di Sanac, azienda di Gattinara (Vc) leader nei materiali refrattari e dei suoi 350 dipendenti.

Da quando Arcelor Mittal – colosso della siderurgia – ha ritrattato, sottraendosi all’impegno preso di innanzi al Governo e al Ministero dello Sviluppo economico di acquisire l’azienda vercellese, non sono mancate manifestazioni di protesta, sia a livello provinciale che nazionale.

Già nel 2019, il 2 luglio, un presidio di fronte al Comune di Gattinara esortava la politica a fare la propria parte e di dare corso a quell’impegno di acquisizione, preso di fronte al Governo e al Ministero dello Sviluppo Economico. Successivamente, il 1° ottobre 2019, di fronte allo stabilimento di Gattinara, si organizzava un’altra manifestazione di protesta che ha portato la società a prorogare la fideiussione ma senza pressione alcuna, da chi di dovere, per fare rispettare l’impegno di acquisizione. Nel 2020, nonostante il Covid, le Organizzazioni sindacali hanno sempre cercato di mantenere il contatto con l’Amministrazione straordinaria, cercando di riallacciare il rapporto con il Ministero mentre, nel 2021, ArcelorMittal prorogava più volte la fideiussione, senza arrivare a definire l’acquisizione.

Nel frattempo, sono sorti altri problemi, compresi quelli economici, considerato che Sanac ha dovuto ricorrere all’ingiunzione per recuperare alcuni crediti nei confronti di Ex Ilva – ora Acciaierie d’Italia – che conta una partnership tra Arcelor e Invitalia per il 38% come capitale sociale, ma 50% come diritto di voto.

Una situazione terribile ma anche ridicola: un’azienda in amministrazione straordinaria che non riceve ordini da un’altra azienda comunque partecipata dallo Stato (Ex Ilva ora è controllata da Invitalia).

Ed è ancora più ridicola considerato che Sanac è un’azienda produttiva, numeri alla mano: + 20% di produzione, + 45% di spedizioni, + 2 miliardi di redditività, 8 dipendenti stabilizzati (6 a Gattinara e 2 in altri stabilimenti) e 11 nuove assunzioni a tempo determinato.

Anche per queste ragioni, la mancata acquisizione dell’Azienda è un modo per abbassare il valore di Sanac che conta ancora il 60% della produzione in capo a Ex Ilva: non ricevendo più ordini da Acciaierie d’Italia, ci sarà un ricorso sempre più massiccio alla cassa integrazione e il rischio chiusura di qualche stabilimento.

L’epilogo che attende l’azienda vercellese è terribile, soprattutto dopo le false speranze date ai lavoratori che hanno creduto in un’acquisizione seria e hanno creduto di diventare dipendenti di un colosso multinazionale dell’acciaio. Ci hanno creduto perché ArcelorMittal è vincitrice del bando e assegnataria della gara pubblica con decreto del MiSE del Marzo 2019: per questo nessuno si aspettava, dopo 30 mesi di estenuante trattativa, un ‘nulla di fatto’.

A questo punto, con tutta evidenza, la questione è politica ma i lavoratori sono stanchi dei falsi proclami e delle false promesse.

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