Le lotte del primo Novecento

Storia della conquista delle 8 ore

8 ore CGIL

La svolta dell’inizio Novecento che vede attenuarsi le rigidità governative di fine secolo in seguito alla sconfitta delle componenti più intransigenti, ed affermarsi una linea, interpretata al meglio da Giovanni Giolitti, che lascia spazio al confronto e al conflitto sociale, riservando allo stato il ruolo di garante delle regole, produce anche nel vercellese un rapido mutamento di clima. La battaglia politico sindacale trova ora nuove basi; il confronto si fa aperto, le organizzazioni sociali e politiche possono affermarsi e dare voce alle esigenze dei lavoratori.
Il 1 dicembre 1900 esce a Vercelli il primo numero del giornale “La risaia”, voluto da Modesto Cugnolio come uno strumento che da voce al mondo contadino e ne organizza le forze di emancipazione. Le inchieste condotte dal giornale sulle miserabili, disumane condizioni di vita e di lavoro dei braccianti e dei mondariso, la diffusione di parole d’ordine politiche, la generalizzazione di obiettivi sindacali fanno del giornale la bandiera forse più significativa della storia del movimento contadino e operaio vercellese. Cugnolio fonda anche la Federazione Agricola Piemontese (la FRAP), una organizzazione, malgrado l’ambizione regionale, fortemente individuata dalla sua radice vercellese, di cui diviene, non senza contrasti con altre organizzazioni sindacali, in primo luogo la Federterra, e non senza qualche punta eccessiva di personalismo e localismo, la voce più ascoltata.
Il mutamento di clima è verificato dal rapporto molto diverso rispetto al passato che si stabilisce tra datori di lavoro e rappresentanze sindacali. Si dispiega cioè una dinamica tra le parti certamente sempre molto vivace, ma anche costruttiva. Vengono definiti e rispettati gli accordi che riguardano l’impiego del lavoro a cui si arriva dopo scioperi e agitazioni, in cui i lavoratori misurano la loro crescente capacità di muoversi in modo coordinato e solidale. I proprietari vengono costretti dalla forza della protesta a trovare risposte comuni ad un avversario che si è fatto maturo e capace di iniziativa: sono costretti a trattare. A partire dal 1902 ogni anno si rinnovano i contratti per i vari settori di lavoratori.
Ma, mentre sulle rivendicazioni di natura salariale o comunque connesse all’impiego del lavoro la trattativa trova di volta in volta le soluzioni, per quanto riguarda l’orario di lavoro i proprietari sono irremovibili: non intendono neppure affrontare la questione. E’ evidente che attraverso il prolungamento dell’orario di lavoro essi possono recuperare quanto cedono sotto il profilo salariale. E’ l’avvocato Cugnolio che trova il modo di porre la questione in termini non eludibili: trova all’intemo di un regolamento approvato per legge, e che definisce l’impiego della forza lavoro, una formula che pone un limite allo sfruttamento. Nel “Regolamento Cantelli”che riguarda tutti i lavori agricoli, è scritto appunto che l’orario di lavoro ” non può iniziarsi se non un’ora dopo il levar del sole” e deve cessare “un’ora prima del suo tramonto”. E’ soprattutto il limite stabilito dal levar del sole a mettere in difficoltà i proprietari che mandano le squadre nei campi quando ancora è notte perché il lavoro inizi appena albeggia. Il
rispetto del regolamento Cantelli divenne una rivendicazione centrale nel corso dello sciopero generale di una settimana proclamato nel 1904 dal partito socialista. A Vercelli esso aprì la strada alla rivendicazione delle otto ore e a progetti di legge, sostenuti dai parlamentari socialisti che incominciano ad essere numerosi in Parlamento.
Essi chiedono di regolamentare per legge l’orario di lavoro. L’opposizione in Parlamento delle lobbies dei proprietari impedì la discussione dei provvedimenti; la protesta e l’iniziativa sindacale e socialista si spostò allora nelle piazze e suoi luoghi di lavoro.

Testo di Claudio Della Valle

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